Ovvero: cerco tracce di me per un laboratorio dalla mia libraia del cuore e trovo pezzi di mondo che pensavo non ci fossero più e invece stavano in un angolo piccolissimo della mia pancia. Adesso mi sono caduti negli occhi, un po’ pungono e un po’ no.
Il mare in bianco e nero, il parco dopo la lezione in università, lettere scritte su pagine strappate a vecchie agende, una scatola minuscola che mi è sempre sembrata preziosa ed era di plastica e pure vuota, cartoline di mille anni fa e cartoline che leggo il nome di chi me le ha scritte e non mi ricordo proprio chi è, mio papà che fuma la pipa, un viaggio regalato, un bacio in fronte a occhi chiusi che oggi dov’è finita quella vicinanza, un fotomontaggio bruttissimo che mi ha sempre fatto ridere un sacco, mia mamma che guarda lontano e non si accorge che mio papà la sta fotografando, l’ultimo collare del mio cane e ci infilo il naso sperando di trovare un odore che mi manca da morire, Siena a fine agosto, una festa a sorpresa che poi era un pic nic e i palloncini e i regali, una foto piccolissima di un bacio d’estate dimenticato l’estate dopo, un foglio che doveva essere di una ricetta e invece ci sono due libri consigliati dal mio medico che alla fine quando vado si parla sempre di storie, Barcellona e Parigi e Firenze, quaderni che lasciano scivolare fuori titoli di libri e frasi da non perdere e pensieri un po’ tristi, cene di natale e cene senza nessun motivo, mia nonna con un vestito azzurro che ride e sembra felice, attese, facce che oggi chissà dove sono finite e facce che sono ancora qui nonostante il tempo nonostante la vita, un muro rosso che non mi ricordo dov’era, una biglia di vetro, io piccola d’estate con un libro aperto in testa e poi d’inverno con un cappotto rosso, un mimo bellissimo che si trucca, un fiore giallo.