Succedeva ogni volta che leggeva, ma non se ne rendeva conto. Eppure succedeva sempre, a volte di più, a volte di meno, ma sempre. E quello che leggeva c’entrava solo in parte, anche se bisogna ammettere – se vogliamo fare un’analisi seria e precisa del fenomeno – che succedeva di più con le storie che parlavano di pioggia, o nelle quali pioveva almeno un po’, almeno una volta.
Leggeva e il suo corpo iniziava una lenta e metodica digestione della storia. Le parole si scioglievano, i suoni si ammorbidivano, le metafore assumevano un’interessante consistenza gelatinosa, fino a quando tutto veniva assorbito. E qui, in questo esatto momento, iniziava l’inevitabile metamorfosi. Il suo corpo si impregnava della storia, ma da dentro. Interi paragrafi diventavano sangue, pagine di paesaggi bucolici si trasformavano in fibre muscolari, finali inaspettati esplodevano in un respiro che senza preavviso si faceva affannoso. Una volta una virgola particolarmente significativa disegnò un neo nell’incavo del braccio sinistro.
Era un processo molto lento, questo bisogna ammetterlo. Potevano volerci ore perché le prime parole del libro, quello che iniziava con “Manolo il Gitano aprì gli occhi”, si allontanassero l’una dall’altra e cominciassero a sciogliersi, perdendo prima qualche vocale, di quelle che scivolano come le i accentate, e poi diventando sempre più chiare, sempre più lontane. Poi sembravano sparire e invece erano le contrazioni di una risata, o quel rossore senza motivo.
A volte pezzi di storia restavano fermi per un po’, come a galleggiare. Sembravano immobilizzarsi come una digestione difficile, ma era solo questione di tempo. Sempre questione di tempo. Anche quando lesse che “Tobias rimase in cortile, a contare le stelle fino all’orizzonte, e scoprì che ce n’erano tre di più dal dicembre scorso” sembrò che quelle parole sarebbero rimaste per sempre incastrate sotto le palpebre, ma passarono cinque mesi due settimane e tre giorni e all’improvviso si sciolsero e gli occhi diventarono un po’ più verdi, sembravano quelli di prima ma solo da lontano.
Anche adesso sta leggendo. Forse domani avrà una piccola voglia dietro l’orecchio. O forse no. Ma qualcosa si starà trasformando. Come sempre.